Langhe e Monferrato: Giorno 3

Hello World,

Eccoci giunti al capitolo conclusivo di questo breve e rilassante viaggio (qui il racconto del secondo giorno).

In questa giornata, più breve rispetto alle altre 2, abbiamo visto poco ma qualcosa di davvero bello.

Dopo aver replicato la colazione dei campioni del giorno prima, salutiamo la persona meravigliosa che ci ha accolti in questi 3 giorni, Paolo (o Pa’ come piace farsi chiamare), il classico omone dal viso dolce e simpatico. Guardare i biglietti da visita per credere 😁

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Se cercate un posto dove mangiare e dormire bene, in totale relax, questo è il posto che fa per voi.

Dopo aver preso 6 bottiglie di Barbera e un vasetto di marmellata, che tanto abbiamo apprezzato in questi giorni, ci siamo incamminati alla volta di Casale Monferrato.

L’abbiamo apprezzata velocemente la sera prima, stavolta ce la prendiamo con più calma. Partiamo dal castello. Qui troviamo quello che secondo noi era il custode che, vedendoci arrivare, ci apre le porte per salire su per le mura liberamente. Noi ne approfittiamo e ci andiamo a prendere un po’ di sole. Peccato che la costruzione sia in un evidente stato di degrado e meriterebbe una cura maggiore da parte della città, poiché permetterebbe un’ottima visuale del circondario.

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Santa Caterina vista dalle mura del castello

Scendiamo e visitiamo le 3 chiese vicine: il Duomo, la Chiesa di San Domenico e la Chiesa di Santa Caterina.

Il Duomo sì trova poco più in là rispetto al castello, in direzione centro. Peccato che in questo periodo sia sottoposta a dei lavori di ristrutturazione sulla facciata frontale e che il cantiere ne copra totalmente la visuale. All’interno colpisce molto l’altezza delle volte. Lo stile è romanico lombardo, ha poche decorazioni ma gli affreschi che ci sono sono gradevoli.

La Chiesa di San Domenico, alla sinistra del Duomo, non abbiamo potuto apprezzarla al suo interno poiché era chiusa.

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Chiesa di San Domenico

Prima di andarcene ci siamo affacciati nella Chiesa di Santa Caterina, chiesa che si trova un po’ nascosta in un angolino di Piazza Castello. Ma appena entrati rimaniamo a bocca aperta per la bellezza che si presenta davanti a noi: è una piccola chiesetta dove ogni centimetro delle sue superfici è ricoperta da affreschi. Molto, molto bella. Altrettanto bella la sua storia travagliata che è narrata dettagliatamente al suo interno.

Terminata la visita, ci rimettiamo in macchina alla volta di Neive, tornando quindi nella zona delle Langhe, lì dove era iniziato il nostro viaggio.

Neive è l’ennesimo piccolo borgo arroccato su di una collina composto da piccole costruzioni in mattoni caratteristici.

E a Neive ci siamo resi conto una volta di più di quanto la zona delle Langhe sia più famosa e rinomata rispetto a quella del Monferrato. Intorno a uno degli edifici sopracitati notiamo subito una moltitudine di gente in giacca e cravatta con macchine costose parcheggiate nei paraggi. Erano lì per un evento di degustazione del vino. E gente così l’abbiamo notata l’ultima volta a Barolo, non a caso.

A Neive decidiamo di fare la nostra sosta pranzo e, visti gli ultimi 2 giorni, decidiamo di fiondarci nella prima pizzeria che troviamo, una ricerca che è quasi un’impresa da queste parti. Ai piedi della collina, nella zona più moderna del paese troviamo la Pizzeria I Due Regni. Le pizze sono buone, considerando che non sono la specialità della zona, e il conto è vantaggioso.

A questo punto ci restano due tappe prima di tornare a casa: Barbaresco e La Morra.

Il primo lo sbrighiamo in fretta, non c’è stato molto da vedere. Avremmo potuto salire sulla torre, l’unica vera attrazione del paese, ma eravamo di fretta e sapevamo che a La Morra avremmo trovato un altrettanto bel punto di osservazione del circondario.

Quindi risaliamo ancora una volta in auto e ci dirigiamo verso La Morra. Prima ancora di arrivare, ci rendiamo conto che effettivamente avremo un bello spettacolo una volta arrivati in cima poiché la strada per arrivare si fa sempre più in salita. Una volta su, parcheggiamo e proseguiamo la nostra “arrampicata” a piedi, prima di giungere in una piazza che ci stupisce per la sua grande estensione. E da qui ci godiamo il meritato spettacolo che natura e uomo hanno fatto da queste parti.

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E di fronte a questo panorama, salutiamo queste terre e ci dirigiamo verso casa. Ma mentre scendiamo dal ripido pendio de La Morra incontriamo una vecchia conoscenza.

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Scesi dalla seconda e ultima panchina gigante che abbiamo trovato è tempo di puntare l’auto verso Torino, si torna a casa.

E’ stato un viaggio breve e sicuramente rilassante. Certo non ci siamo allontanati molto da casa ma, a volte, bastano pochi chilometri per stravolgere il proprio quotidiano. In questi 3 giorni saremmo potuti rientrare a casa in 2 ore al massimo in qualunque momento, ma la sensazione che abbiamo vissuto è stata comunque quella di essere finiti in un altro mondo, in un’altra realtà.

Langhe e Monferrato sono due zone vicinissime tra loro, entrambe famose per i loro vini e i loro paesaggi collinari. Eppure quando ti trovi in un paese qualunque di uno e dell’altro le differenze le noti subito. Le Langhe sono decisamente più rinomate, turistiche e frequentate. Il motivo non mi è del tutto chiaro, se non che da un lato c’è l’internazionalissimo Barolo e il tartufo di Alba. Dall’altra parte nessun nome specifico. Eppure abbiamo mangiato e bevuto da entrambe le parti e non ci siamo mai lamentati di niente, anzi. Quindi perché questo divario?

Il primo e unico indizio che sono riuscito a trovare sta proprio nella storia dei due vini tipici delle due zone: il Barolo è da secoli un vino pregiato, il “vino del re”, il vino dei Savoia. Il Barbera, invece, è un vino popolare, nato tra il popolo e per il popolo. Quindi uno è stato servito su tavoli importanti e internazionali da secoli, che gli hanno permesso di avere la fama che oggi ha. L’altro è rimasto confinato tra le sue colline per tanto tempo e solo in epoca recente ha iniziato ad essere riconosciuto come un vino altrettanto importante. Un divario che si riflette sulla cura dei paesi, sul flusso dei turisti e sui prezzi che applicano i ristoranti pur servendo, di fatto, i medesimi piatti.

Per concludere, non posso non invitarvi in queste terre meravigliose se siete alla ricerca di posti tranquilli dove poter staccare la spina, mangiare dell’ottimo cibo praticamente a occhi chiusi e bere dell’ottimo vino, qualunque esso sia. Sicuramente troverete tanta bella gente, come è successo a noi e sicuramente godrete di un panorama unico e speciale dove l’uomo, da secoli, ha modellato la natura circostante senza mai stravolgerla e dove la natura, di contro, gli ha donato sostentamento per secoli. Il periodo migliore per venire a visitarle? Non può che essere settembre/ottobre quando i filari, che abbiamo visto solo appena accennati in questo periodo, saranno diventati sconfinati vigneti.

Di sicuro noi, prima o poi, ci torneremo.

Grazie per avermi seguito in questo lungo racconto, spero vi sia piaciuto.

Stay tuned!

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